La medicina personalizzata è una realtà sempre più vicina: sta per partire il progetto-simbolo che raccoglierà i dati sulla salute di un milione di americani
Articolo di Fondazione Umberto Veronesi su La Stampa
Viviamo un’epoca in cui le penne nel taschino del medico stanno lasciando posto a tablet e smartphone. La chiamano rivoluzione digitale e come tutte le rivoluzioni procede a volte più rapidamente della nostra capacità di interpretarne le intenzioni. E, tuttavia, sono ben chiari i segni che lascia nel mondo.
Come molti hanno osservato, la medicina, la sanità e il corpo umano medesimo producono costantemente dati, in misura crescente. La salute assorbe una fetta consistente dei Big Data, le grandi aggregazioni di nozioni che oggi abitano il flusso dell’informazione. Si stima che nel 2012 i dati prodotti in sanità a livello mondiale siano stati pari a 500 petabyte, ovvero 500 milioni di gigabyte, e che nel 2020 saranno almeno 50 volte tanto. Solo per l’immagazzinamento delle immagini mediche, nel 2018, la domanda di spazio sarà doppia rispetto a cinque anni prima.
Cartelle cliniche, referti, prescrizioni, lastre, documentazioni amministrative, studi clinici, dispositivi medicali sono solo alcune delle fonti con cui ogni giorno alimentiamo questo gigantesco fiume di informazioni. Un flusso di informazioni in crescita che – e questa è la novità – oggi possiamo riconoscere, raccogliere, immagazzinare e analizzare. continua a leggere