Articolo di Chiara Palmerini su Il Sole 24 Ore
Siamo nati per vedere, per muoverci, per parlare, per pensare. Non per leggere. La lettura è un’acquisizione straordinaria ma recente, molto recente, nella storia dell’umanità. E dato che il nostro cervello non ha un circuito geneticamente programmato per questa attività, che si forgia in base a quanto, a come e a che cosa leggiamo, la lettura potrebbe rivelarsi una conquista “fragile”.
Un muscolo che si atrofizza se non viene utilizzato. Parte da questo presupposto apparentemente contro intuitivo Maryanne Wolf, una delle più influenti studiose della lettura (è neuroscienziata cognitiva e insegna alla University of California a Los Angeles). Dopo “Proust e il calamaro – Storia e scienza del cervello che legge”, in cui descriveva l’arco evolutivo dell’alfabetizzazione, ora in “Lettore, vieni a casa”, scritto in forma di nove appassionate epistole e appena uscito, come il precedente, per Vita e Pensiero, allerta sul destino della lettura nell’era digitale. Come un canarino nella miniera della mente, certi cambiamenti del cervello dovrebbero allertarci su un pericolo imminente, per di più su fronti inaspettati.
Ma che cosa rischiamo di perdere, precisamente? Che cos’è questa “lettura profonda” che sarebbe a rischio di estinzione nel mondo digitale? Continua a leggere