Modificare le cellule cerebrali, impiantarne di nuove e persino inserire dispositivi per avere una mente capace di sfruttare la capacità di calcolo di una macchina. Per ora è tutto in fase sperimentale, ma nel giro di vent’anni le interfacce neurali ci renderanno davvero degli esseri superiori
Articolo di Alberto Forchielli e Michele Mengoli su linkiesta.it
C’è un’altra scienza ai “primi giorni” della sua esistenza ma che fin d’ora si preannuncia ricca di incredibili potenzialità. È quella delle interfacce neurali.
Dal Dizionario di Medicina della Treccani capiamo di cosa si tratta: “Un’interfaccia cervello-computer dà la possibilità di impiegare un canale di controllo e di comunicazione con dispositivi meccanici ed elettronici che non dipende dai normali canali di uscita di nervi periferici e muscoli. Questo canale è basato sul riconoscimento da parte di un dispositivo di calcolo (usualmente un computer) di variazioni dell’attività cerebrale, indotte sia automaticamente sia volontariamente dal soggetto. Tali variazioni sono registrate con apparecchiature che rilevano correlati dell’attività elettrica massiva dei neuroni (quali l’elettroencefalogramma)”.
È tutto più o meno chiaro? Fate finta di sì, altrimenti salta il nostro articolo!