Una premessa: quello che leggerete non vuole arrivare come un messaggio di protesta o reclamo. Non sarebbe il luogo adatto per ospitarlo. Al contrario, vuole offrire spunti di riflessione sulle sfide della sanità digitale, a partire non da grandi modelli ma da una storia di ordinaria vita quotidiana. Per questo, anche se il racconto si basa su un’esperienza personale, cercherò di conservare un distacco ironico.
La nostra piccola storia riguarda una coppia e un importante Policlinico della Regione Lazio. In seguito a una brutta caduta, Giorgio ha una lussazione alla spalla e deve eseguire una radiografia e una visita ortopedica di controllo. Il viaggio inizia con un foglio cartaceo del pronto soccorso in cui è riportato un numero di telefono per la prenotazione della visita, con raccomandazione di prenotarla il prima possibile. Il numero è ininterrottamente occupato e fin qui la storia è piuttosto banale e ricorrente.
Arianna che crede che come il filo nel labirinto, il digitale sia la chiave per semplificare ed aumentare l’accesso ai servizi, cerca lumi sul sito salutelazio.it. Un sito che è stato effettivamente un punto di riferimento per la vaccinazione, con un sistema di prenotazione chiaro ed efficace. L’ottimismo digitale di Arianna è quindi più che giustificato.
E sul sito c’è scritto chiaramente che le visite ortopediche possono essere prenotate in tutto il Lazio attraverso il “RECUP”. Nessuna traccia del numero ricevuto al pronto soccorso. Fiduciosa, chiama il RECUP che risponde prontamente. Alla richiesta di visita ortopedica presso il famoso Policlinico, l’operatrice però replica che non è possibile prenotarla perché c’è un numero dedicato e occorre chiamare quello – “possibile che non glielo abbiano dato?”. A quel punto Arianna insiste che sul sito salutelazio.it c’è chiaramente scritto di chiamare il “RECUP”.
L’operatrice a quel punto si commuove? Vuole non deludere chi tanto crede nelle informazioni in un sito? La vera motivazione non la scopriremo mai, la visita però viene prenotata in cinque minuti, così come la radiografia. Soddisfatta Arianna, si spinge però in sentieri più arditi e chiede informazioni sulla possibilità di pagare online con il servizio pagaonline.regionelazio.it, che promette “da oggi niente più code”. L’operatrice esita. Ora non è più commossa, ma con tono quasi minaccioso, intima che sì, va bene, ma occorre avere lo “IUV”. Arianna mostra di non avere assolutamente nulla in contrario, se solo sapesse dove rintracciarlo. L’operatrice si dichiara a quel punto detentrice del numero magico che viene elargito come una conquista, con la raccomandazione di scriverlo perché altrimenti rischia di andare perduto per sempre.
Leggi l’articolo di Cristina Cenci su Digital Health – Nòva, ilSole24Ore