Ascoltate le voci dei pazienti: «Con l’uso della tecnologia si è avuto un miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia di tutti i servizi nel rapporto col medico». «Alcuni medici hanno “approfittato” del distanziamento imposto dalla pandemia per non rendersi disponibili né in presenza, né a distanza». Nell’era della polarizzazione spinta (anche dall’onnipresenza dei social), forse c’era da aspettarselo.
Ma il risultato di un sondaggio promosso da Corriere Salute su Corriere.it in collaborazione con la Fondazione Giancarlo Quarta — e presentato al Tempo della Salute 2021 — conferma quanto divisivo possa diventare l’argomento dell’innovazione tecnologica in sanità.
Innovazione digitale
Oltre 5mila lettori hanno risposto alle domande che volevano misurare il polso alla relazione tra medici di medicina generale e pazienti. Ovviamente non potevano mancare quesiti sull’impatto che strumenti come la telemedicina, oppure le chat (come WhatsApp) o le «semplici» mail, hanno avuto sui rapporti tra curati e curanti. Un tema, quello dell’innovazione digitale nella sanità, ormai ineludibile come dimostra anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che ha destinato 7 miliardi di euro per lo sviluppo di reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale, e 8.63 miliardi per l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale.
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