Lo tsunami della pandemia sta accelerando il ricorso alla telemedicina, una strada dalla quale la Sanità non può tornare più indietro come dimostra anche il miliardo stanziato dal Pnrr. E così dopo le esperienze a macchia d’olio nel Servizio sanitario anche nel mondo dei Fondi sanitari integrativi si comincia a muovere qualcosa: un fondo su tre ha messo infatti in pista soluzioni di medicina a distanza, ma il rischio è che resti una esperienza “isolata” specie se non messa in grado di dialogare con il Ssn. Questo il quadro emerso durante la prima giornata di Connext che ha acceso i riflettori sulle «Potenzialità dei servizi di medicina a distanza nell’ambito della sanità integrativa».
Una iniziativa promossa dal Fasi, il Fondo dei dirigenti industriali, che ha presentato anche una indagine condotta su un campione rappresentativo dei Fondi dalla quale emerge che solo il 29% ha adottato soluzioni “stabili” di medicina a distanza, rilevando una grande frammentazione. Di questi il 60% offre agli assistiti le prestazioni gratis, di cui il 40% a coloro che soddisfano particolari condizioni anagrafiche-medico-cliniche e solo il 20% a tutti gli assistiti. Per il 40% le prestazioni sono semplicemente oggetto di rimborso. Il grande neo è che nessuna delle soluzioni adottate è integrata o collegata con il Fascicolo sanitario elettronico, lo strumento con il quale il Ssn registra la storia clinica dei pazienti. «Confindustria sta riservando grande attenzione al tema della digitalizzazione del Sistema sanitario ed in particolare dei servizi di medicina a distanza – ha spiegato Francesca Mariotti, direttore generale di Confindustria –. Il fatto che insieme a Federmanager abbiamo deciso di avviare un progetto strategico di telemedicina nel principale Fondo sanitario del nostro sistema testimonia il nostro impegno in termini di innovazione e di attenzione agli assistiti». «I servizi di medicina a distanza rappresentano una grande opportunità per riflettere sul futuro ruolo he i Fondi sanitari possono ricoprire all’interno del Ssn», ha aggiunto Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager. Mentre Caterina Miscia, dg del Fasi che ha lanciato dal 2020 un servizio di telesalute e teleassistenza per i malati di Parkinson («Parkinsocare»), sottolinea come «sarebbe auspicabile raggiungere l’interoperabilità delle piattaforme di telemedicina comprese quelle dei Fondi sanitari. Basterebbe immaginare soluzioni in cui i Fondi possano promuovere modelli di prevenzione attiva e monitoraggio di patologie croniche attraverso servizi innovativi, e definire le modalità di condivisione dei dati raccolti oltre la dicotomia pubblico–privato».
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