Secondo Roberto Viola della Commissione europea senza l’integrazione e l’interoperabilità dei dati non si potranno fornire servizi di assistenza adeguati. La ministra Maria Cristina Messa punta a inserire la digital health come specializzazione di studio universitario
Il digitale è ormai parte integrante della sanità e della cura delle persone e, dopo le potenzialità dimostrare durante la pandemia, potrà trasformare il nostro sistema sanitario in un’offerta centrata sul benessere della persona. Il Pnrr metterà a disposizione risorse importanti per questa transizione digitale ma condizioni imprescindibili sono la creazione della cartella clinica elettronica unificata, la formazione di competenze nel personale sanitario e la capacità di analizzare i dati – nel rispetto della privacy – tramite tecnologie di intelligenza artificiale. È quanto emerso durante il convegno “Salute domani. Telemedicina, competenze digitali, intelligenza artificiale” temutosi nella Sala Capitolare del Senato.
Ad aprire il convegno la senatrice del Partito Democratico Valeria Fedeli, promotrice dell’evento: “La connessione e la digitalizzazione del benessere possono contare su uno straordinario finanziamento che viene dal Pnrr. Questa innovazione straordinaria è un salto quantico al servizio del benessere e della salute delle persone“, ha detto.
Roberto Viola: “Serve la cartella clinica unificata”
Il digitale nella sanità “È stato fondamentale per la gestione giorno per giorno della pandemia”, ha affermato Roberto Viola, direttore generale Dg Connect della Commissione europea. ” Il paradigma attuale della salute vede la persona che va verso il servizio sanitario, e questo significa affollamento, difficoltà e spese. Al contrario, la salute che va verso il cittadino funziona solo se ci sono le tecnologie“. Un tema imprescindibile, in questo senso, sono le cartelle sanitarie unificate: “Ogni cittadino deve avere la cartella sanitaria. Negli anni il sistema incompatibile dei tagli sanitari non ha consentito l’integrazione dei dati sanitari; così non c’è assistenza. Se oggi ci sono cartelle diverse tra le regioni, per non parlare della diversità con quelle degli altri Paesi europei, non parliamo di un sistema frammentato, ma di un sistema molto costoso. Serve la cartella clinica unificata“.
Maria Cristina Messa: “La digital health nei corsi di laurea”
“Nel Pnrr abbiamo tantissimi progetti dedicati ai dati sanitari“, ha confermato la ministra dell’Università e della ricerca, Maria Cristina Messa, “Dal centro nazionale che affronterà il tema anche del dato sanitario per la ricerca; ai partenariati della ricerca su invecchiamento, medicina personalizzata e intelligenza artificiale. E poi un progetto sui fondi complementari in ambito sanitario-assistenziale per dare delle basi di ricerca e sviluppo alla telemedicina”.
Ma l’evoluzione della sanità verso un’offerta digitalizzata e a misura di paziente è ancor più strettamente legata alle competenze: “Credo che la digital health debba essere inserita nei percorsi di area sanitaria e nei corsi di specializzazione”, ha detto Messa. “In generale, le università possono fornire, insieme agli altri esperti del settore, ulteriore formazione. Bisogna creare conoscenze e competenze ulteriori anche per chi è nel settore. Già da oggi, si possono inserire dei crediti in digital health per dare più flessibilità ai corsi di laurea. E poi corsi per manager sanitari: vale la pena cercare di trovare competenze e complementarietà per questo tipo di formazione. Molto interessante sarebbe anche la creazione di una comunità di esperti in sanità digitale dislocati in vari punti strategici”.