Prima di poter introdurre sistemi di Intelligenza Artificiale in sanità, bisogna fare molta attenzione a molti fattori, dall’ambiente all’affidabilità del sistema nonché alla fiducia degli operatori. Vediamo cosa c’è da fare prima che la tecnologia possa essere diffusa, prendendo spunto da uno studio Google, attraverso un articolo di Luigi Mischitelli Privacy & Data Protection Specialist dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza.
La prof.ssa Anita Gramigna dell’Università degli Studi di Ferrara, protagonista di una videoconferenza in diretta nel corso della quale verrà affrontato il tema della dipendenza da internet. L’evento in programma giovedì 11 giugno alle 18:00, è organizzato dalla Fondazione Zoé – Zambon Open Education in collaborazione con Il Giornale di Vicenza, per il ciclo “Gli orizzonti della salute. Ricerca, tecnologia informazione per guardare oltre il 2020”.
Al via la IV edizione di Open Accelerator con una call dedicata alle soluzioni digitali
L’iniziativa di Zcube, giunta alla quarta edizione, premierà le start-up che proporranno soluzioni digitali e tecnologie all’avanguardia tra cui dispositivi indossabili, biomarcatori, intelligenza artificiale e molte altre.
Una special challenge sarà dedicata ai nuovi modi di interazione tra professionisti sanitari, Industria e comunità che si renderanno necessari a causa della pandemia di COVID-19.
C’è tempo fino al 20 luglio per iscriversi ed essere tra i progetti meritevoli di un finanziamento fino € 100.000 per progetto.
Intervista di 4News ad Alessandro Siani della University Of Portsmouth, che ha avviato un’interessante ricerca proprio per indagare l’impatto dell’uso della realtà virtuale e aumentata sul benessere fisico e mentale degli utenti durante il lockdown dovuto alla pandemia del nuovo coronavirus.
Senza la riprogettazione di un’architettura nazionale smart, soluzioni e app rischiano di rimanere appese nel vuoto senza liberare il potenziale delle nuove tecnologie. E anzi lasciando spazio a freni burocratici e inefficienze. Ecco le strategie per una “Internet della sanità”.
La pandemia di Coronavirus sta facendo emergere la necessità di una strategia in grado di applicare a livello nazionale le innovazioni sperimentate localmente: dalla telemedicina ai servizi via app. Ecco le tappe di un percorso che punti a evitare la frammentazione e favorire la convergenza.
Quello della patient centricity è sempre un tema caldo e molto dibattuto. E questo è comprensibile, perché il paziente è, di fatto, realmente al centro di molteplici dinamiche che coinvolgono molti attori da diversi angoli del percorso di salute. Se ne è parlato anche a Frontiers Health 2019.
Uno studio controverso pubblicato la scorsa settimana su Nature sostiene che un sistema di intelligenza artificiale opportunamente addestrato possa prevedere la personalità di una persona basandosi solo su un selfie. Paolo Benanti analizza la cosa da vicino per fare qualche riflessione.
La situazione emergenziale può dare un forte impulso all’utilizzo di piattaforme per la gestione in remoto del paziente in riabilitazione. Ne è un esempio il programma di educazione terapeutica dell’Università Politecnica delle Marche, per le persone in convalescenza dopo infezione da Covid-19. Ecco di che si tratta in un articolo del prof. Sauro Longhi pubblicato su Agenda Digitale.
Il direttore generale di IFO, Francesco Ripa di Meana, in occasione della Giornata del malato oncologico durante la pandemia: “Grazie all’introduzione di nuove modalità assistenziali siamo stati ancora più vicini ai pazienti oncologici. Non ci siamo mai fermati e in alcune aree di attività abbiamo aumentato la presa in carico dei pazienti. Tutto ciò che abbiamo imparato in questo periodo lo useremo d’ora in avanti”.