Le patologie croniche autoimmuni, reumatologiche e dermatologiche sono malattie altamente invalidanti, che necessitano di una gestione costante per essere tenute sotto controllo. La medicina digitale può essere d’aiuto
Quello della salute mentale è uno dei campi della medicina dove gli strumenti digitali stanno trovando applicazione con grande frequenza e interesse. Alcune soluzioni tecnologiche hanno ottenuto l’approvazione delle autorità regolatorie come «terapie digitali». Molto resta ancora da fare su sicurezza dei dati e privacy
Il riconoscimento lanciato da MSD mette al centro i pazienti e l’innovazione digitale nella Salute
MSD ha annunciato il primo European Patient Digital Health Awards (www.PDHA.eu), un Premio che coinvolge direttamente i pazienti e le associazioni di advocacy dei pazienti con l’obiettivo di evidenziare le loro esigenze e le diverse esperienze in qualità di protagonisti della Salute digitale.
Ispirato dall’edizione italiana di grande successo, giunta al suo quarto anno, il Premio European Patient Digital Health Awards 2021 è stato sviluppato in collaborazione con Digital Health Academy per ispirare e riconoscere l’innovazione nella salute digitale dal punto di vista del paziente. Verranno premiate le soluzioni che migliorano l’assistenza e la qualità della vita dei pazienti e dei loro caregiver, in particolare proprio quelle sviluppate in collaborazione con i pazienti.
“La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi”: da questa affermazione di Italo Calvino prende il via la XIV edizione del concorso “Il Volo di Pegaso”, ideato e promosso dal Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità. Il concorso letterario, artistico e musicale destina nuovi spazi espressivi per le persone con malattie rare: dalla narrativa al disegno, dalla fotografia all’arte digitale, dalla composizione all’interpretazione musicale. La competizione, libera e gratuita, è aperta ad autori e artisti, italiani e stranieri, senza limiti di età.
Le opere in concorso dovranno essere ispirate alla fiaba intesa come luogo di tutte le ipotesi, lasciando spazio a esperienze di vita, riflessioni e pensieri correlati al mondo delle malattie rare. Il Concorso è una delle attività del Laboratorio di Health Humanities del Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità, alla ricerca di un linguaggio multidisciplinare in cui arte, medicina e narrativa dialogano alla ricerca di nuove opportunità per la promozione e la conoscenza della salute.
Una volta noi antropologi le chiamavamo leggende metropolitane, ora gli studiosi propongono di rinominarle leggende contemporanee, i più oggi parlano di fake news.
Nella rappresentazione dei media, le fake news sono spesso associate alla comunicazione nei social media, come se fossero un prodotto specifico di questa curiosa civiltà della conversazione permanente in cui abitiamo. In realtà, per leggende contemporanee gli studiosi non intendono storie del presente, ma storie che sono credute come specifiche della contemporaneità da chi le racconta, anche se così non è.
In Miti Vaganti, Tommaso Braccini, docente di filologia classica e letteratura greca all’Università di Siena, ci mostra che la presunta “contemporaneità” delle fake news è anch’essa una notizia falsa e rientra nelle modalità con cui si cerca di accreditare una notizia come vera: raccontarla come qualcosa di unico e appartenente in qualche modo alla propria sfera di relazioni ed esperienze.
Tommaso Braccini ci accompagna in un bellissimo viaggio diacronico, mostrandoci che queste leggende credute vere, hanno una storia spesso di secoli o si presentano comunque con caratteristiche molto simili in epoche e culture molto diverse. Di volta in volta si adattano all’ambiente per apparire nuove di zecca. Braccini ci mostra che questi “ecotipi”, per essere colti nelle loro valenze, vanno studiati in modo diacronico , “perché anche le leggende contemporanee hanno un passato”. Senza inserirle in questa prospettiva storica, rischiamo di non coglierne neanche le funzioni attuali.
Tra i tanti miti vaganti ricostruiti da Braccini, tutti molto interessanti, c’è un ecotipo che riguarda le tecnologie che può insegnarci molto sulle resistenze all’attuale trasformazione digitale.
Continua a leggere l’articolo di Cristina Cenci “Fake news e tecnologie: cosa possiamo imparare da una prospettiva storica” su Nòva IlSole24 ORE, clicca qui.
Sanità digitale, un nuovo modello di gestione “locale” è possibile
Per fornire una risposta concreta alle attuali problematiche strutturali e organizzative delle politiche sociosanitarie e socioassistenziali territoriali serve un nuovo modello gestionale.
Sono quattro le dimensioni per facilitare il processo di trasformazione.
L’attuale scenario sociale, l’evoluzione delle dinamiche demografiche e il conseguente mutamento dei bisogni di salute della popolazione, con una quota crescente di anziani e la presenza di patologie sempre più aggressive, rendono necessario implementare un reengineering strutturale e organizzativo delle politiche sociosanitarie e socioassistenziali, soprattutto nell’ottica di rafforzare gli ambiti territoriali di assistenza.
La crisi pandemica ha reso ancora più difficili le condizioni di vita e di lavoro delle persone più disagiate/vulnerabili. Sono aumentate le disuguaglianze ed emergono nuove forme di fragilità. In questo contesto, i servizi socioassistenziali comunali, in rete con i servizi sanitari territoriali, devono riorganizzarsi sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie in modo da poter gestire in maniera efficace ed efficiente il prevedibile aumento di flussi di richieste.
In tale ambito, i processi di digitalizzazione possono e devono giocare un ruolo fondamentale a supporto delle Amministrazioni Locali, in quanto fattori abilitanti di un percorso di integrazione, rinnovamento, trasparenza e democratizzazione, che fa leva, da un lato, su fattori quali la razionalizzazione dei processi, la trasparenza, la misura delle prestazioni e la responsabilizzazione delle strutture preposte alla gestione delle predette politiche, dall’altro, sulla realizzazione di nuove prestazioni a fruibilità/affidabilità maggiore di quelle esistenti.
“One Health Digital”: il patto culturale che serve per una sanità globale e sostenibile
In un momento storico in cui la mancanza di risorse non può più essere un alibi, occorre accelerare il passaggio verso una sanità sostenibile, prendendo atto a tutti i livelli di errori e miopie e ripartendo con grande senso di responsabilità.
Per farlo occorre un “patto culturale”. Ecco i fronti “caldi”.
Il mondo è profondamente interconnesso e le nostre azioni possono avere conseguenze che travalicano i confini geografici e temporali all’interno delle quali sono concepite. Questo vale anche, e soprattutto, per la sfera della salute. La pandemia ce lo ha dimostrato con tutta la sua drammaticità: non è possibile preservare la nostra salute se non impariamo a prenderci cura della salute e del benessere di tutti.
Progettare una sanità sostenibile vuol dire prendersi cura non solo dei nostri simili, superando egoismi e particolarismi, ma anche della natura, dell’ambiente e dello sviluppo sociale, economico e culturale della nostra società.
In breve, significa passare dalla logica “egocentrica” a quella “ecocentrica” nella quale l’uomo non è al vertice della piramide ma è parte – a pari livello – di un ecosistema per il quale deve essere garantito un equilibrio di salute.
Il concetto di “One Health”
Il concetto della “One Health”, ovvero di una salute globale per tutti, non è nuovo – risale almeno al 1978 nelle parole della Wild Conservation Society – tuttavia fino ai tempi recenti ha trovato applicazioni solo nel mondo animale e all’ambito dell’alimentazione e nutrizione.
Oggi, invece, il quadro epidemiologico è cambiato: non si parla più solo di Double Burden of Disease riferendosi alla gestione delle acuzie e delle patologie croniche, ma stiamo assistendo al sovraccarico dei sistemi sanitari e diventa sempre più essenziale lavorare in modo proattivo per anticipare i fenomeni che minano gli equilibri degli ecosistemi. A maggior ragione, in un momento come questo di ricostruzione e ripartenza, ogni scelta, e in particolare quelle relative agli investimenti di risorse, va ponderata e poi monitorata in una prospettiva che travalica il breve periodo, ma guarda con senso di responsabilità agli impatti di sistema e all’effetto sulle prossime generazioni.
Si tratta di una sfida che prima ancora che di disponibilità di risorse è di prospettiva e mindset dei decisori che devono riconoscere l’importanza di tre aspetti chiave.
- Innanzitutto, come già detto, occorre riconoscere che equilibri sostenibili si raggiungono solo gestendo le interconnessioni tra le discipline scientifiche, tra i governi, tra i cittadini e le istituzioni.
- La logica “ecocentrica” impone anche di lavorare a livello di comunità e non di singolo cittadino: la strategia di prevenzione della salute dell’ecosistema deve coinvolgere istituzioni, scuole, amministrazioni, strutture sanitarie, privati, ciascun elemento della comunità è chiamato a fare la sua parte per la salute del Pianeta e dell’uomo.
- Infine, sono la cultura e le competenze orientate in particolar modo alla multidisciplinarietà, alla capacità di raccogliere e utilizzare e i dati che permetteranno di gestire le interrelazioni e sostenere gli sforzi della comunità per una salute globale.
Come realizzare il paradigma One Health
Come tradurre, dunque, questa visione globale in effettive e concrete azioni con impatti di lungo periodo? Crediamo che la realizzazione del paradigma One Health debba necessariamente passare attraverso l’uso competente e consapevole delle tecnologie digitali. Solo l’innovazione digitale, infatti ci può consentire non solo di comprendere e gestire le interconnessioni, valorizzando i dati e le informazioni, ma anche di riprogettare i servizi di cura per renderli scalabili e accessibili a tutti.
Gli impegni economici legati a sanità, welfare, transizione ecologica e digitalizzazione presenti nel nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non vanno quindi visti e gestiti come “capitoli separati” di un programma di stimolo all’economia, ma come componenti indissolubilmente di un programma olistico di ripensamento del nostro modello di sviluppo umano e sociale, prima ancora che economico.
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Medicina di genere: la via per cure davvero personalizzate
La via per trasformare in realtà la promessa di una medicina personalizzata passa attraverso la ricerca clinica di genere. “Non può esserci equità tra uomini e donne se si continuano a ignorare le loro differenze”, è il messaggio lanciato dal sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, intervenuto al convegno ‘Medicina e Politiche di Genere al tempo di Covid-19. Il punto di vista degli Irccs lombardi’.
“La pandemia ha avuto un impatto importante sulla vita di tutti, ma con differenze di genere che è bene mettere in luce per saperle meglio superare”, ha sottolineato Sileri. “Non mi riferisco solo alla medicina genere-specifica, ma in generale alle ‘politiche di genere’, perché sappiamo bene che i determinanti di salute e le condizioni di benessere del singolo sono definite dall’insieme delle variabili non solo fisiche, ma anche ambientali, sociali, culturali e relazionali in cui vive ed interagisce”, aggiunge.
Secondo Sileri parità, equità, appropriatezza sono principi che vedono imprescindibilmente il tema del “Gender equality” come prioritario. “Non possiamo parlare di vera medicina personalizzata se non concentriamo maggiori sforzi sulla ricerca clinica di genere”, ha detto. “La pandemia ci ha ricordato ad esempio che, seppur in casi rari, uomini e donne possono avere differenti risposte ai vaccini”.
OECI 43 Oncology Day 2021: “Promoting Innovation And Quality For Patients”
Conferenza scientifica
L’evento virtuale tenutosi a Milano – 16 giugno 2021
Ogni anno le diagnosi di cancro interessano quasi 4 milioni di cittadini europei. È la seconda causa di morte in Europa: nel precedente anno ha causato più di 1,3 milioni di vittime. Una cifra altissima destinata a crescere. La pandemia di COVID dovrebbe contribuire a peggiorando anche le cifre.
È solo lavorando insieme, ascoltandosi gli uni gli altri e intraprendendo azioni concrete, in sinergia tra loro, che si può, e si potrà, rispondere sempre più efficacemente alle complesse e sfaccettate esigenze di trattamento, cura e ricerca contro il cancro. Allo stesso tempo, anche le richieste dei pazienti guariti devono essere prese in considerazione. È necessario sostenerli calmando le loro paure, offrendo le migliori procedure riabilitative e aiutandoli a reintegrarsi facilmente nel cammino sociale e familiare. Come afferma il Commissario UE per la salute e la sicurezza alimentare: “Nessun paese da solo ha la conoscenza e la capacità di trattare tutte le condizioni rare e complesse”.
Proprio in questo senso l’OECI intende essere forza partecipativa ed attiva nelle iniziative europee presenti e future. Al fianco di OECI la Fondazione IRCCS – Istituto Nazionale dei Tumori – Milano sostiene da sempre le iniziative messe in campo, nella convinzione che la collaborazione e il networking intensivo tra gli istituti oncologici siano essenziali per affrontare la complessa sfida posta dal cancro ai pazienti, agli operatori sanitari e alla società.
Pandemia da Covid-19: sulla buona strada?
Giovedì 10 giugno alle 15.30 in live streaming sui canali YouTube e Facebook della Fondazione Carifol si terrà il webinar ‘Pandemia da Covid-19: sulla buona strada?’, ospite Massimo Galli (Direttore Reparto Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano). L’incontro sarà moderato da Paolo Trenta (Consiglio di Amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno) e introdotto da Umberto Nazzareno Tonti (Presidente Fondazione Carifol).
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