di Alessandro Franceschini*
La scienza medica e la pratica clinica, evidentemente, risentono di quello che può essere definito lo spirito del tempo, ovvero quel forte pregiudizio che governa ogni epoca e dal quale è quasi impossibile prendere le distanze. Frutto del nostro tempo è anche l’innovazione digitale, che rappresenta una sfida con enormi potenzialità da accogliere e mettere a servizio delle persone.
Il pensiero dominante che genera ed orienta concezioni, giudizi e azioni di natura collettiva, esercita una forte suggestione, tanto da far precisare a C.G. Jung che: “con lo spirito del tempo non è lecito scherzare: esso è una religione, o meglio ancora una confessione, un credo, a carattere completamente irrazionale, ma con l’ingrata proprietà di volersi affermare quale criterio assoluto di verità, e pretende di avere per sé tutta la razionalità”[1].
Lo spirito del nostro tempo è rappresentato dall’età della tecnica, in cui il progresso rapido e incessante, al quale spesso neanche riusciamo a star dietro, ci fa credere di essere onnipotenti, illudendoci che con la tecnica tutto diventi misurabile, quantificabile, controllabile e spesso modificabile, a tal punto da ritenere, in un delirio prometeico, di poter manipolare a nostro piacere la natura fino ad arrivare a produrre la nostra stessa salute.
Certo, non voglio negare i meriti evidenti che il progresso scientifico porta con sé, solo ritengo necessario guardare al nostro tempo con occhio critico, affrontando gli aspetti problematici che lo caratterizzano. Continue reading