Quello della salute mentale è uno dei campi della medicina dove gli strumenti digitali stanno trovando applicazione con grande frequenza e interesse. Alcune soluzioni tecnologiche hanno ottenuto l’approvazione delle autorità regolatorie come «terapie digitali». Molto resta ancora da fare su sicurezza dei dati e privacy
In alcuni casi si tratta già di «terapie digitali», basate cioè su prove cliniche di efficacia, approvate dagli enti regolatori (Food and drug administration soprattutto) o in fase di sviluppo avanzato. « Sulla base dei recenti finanziamenti e delle tendenze della letteratura, sembra che la psichiatria stia scommettendo sulla psichiatria digitale per fornire una migliore salute mentale su larga scala. E perché no? Le fonti digitali di dati sulla salute mentale sono disponibili e in crescita esponenziale e le modalità di analisi sono in costante miglioramento», scrivono gli autori di un editoriale pubblicato ad aprile su The Lancet Psychiatry (qui il testo) . In un altro editoriale, comparso invece su The Lancet Digital Health (qui il testo), gli autori sottolineano il ruolo fondamentale che la telemedicina o la terapia a distanza hanno svolto durante la pandemia. Un sondaggio dell’Organizzazione mondiale della sanità ha scoperto che queste modalità di consultazione sono state in effetti adottate in pieno Covid-19 da 91 (70%) dei 130 Paesi intervistati e ne è stata provata l’efficacia nel migliorare e trattare condizioni di salute mentale, tra cui l’ansia e l’abuso di sostanze.
Sempre più articoli scientifici se ne occupano
Non solo. Digitando «e-mental health», sul motore di ricerca PubMed si trovano indicizzati 508 articoli scientifici. Inserendo invece «digital mental health», gli articoli salgono a 3.053 con un netto aumento delle pubblicazioni a partire dal 2016 e un picco nel 2020. «Questo trend è iniziato oramai da circa una decina d’anni e ha subito una brusca accelerazione con la pandemia da Covid-19» spiega Giancarlo Cerveri, direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Azienda sociosanitaria di Lodi. «Il distanziamento, l’isolamento o la quarantena hanno reso impossibile in molti casi il diretto contatto tra paziente e operatore di salute mentale (psichiatra, infermiere, psicologo, terapista della riabilitazione, assistente sociale etc.). È stato perciò necessario provare a reinventare una modalità per garantire le cure a tutti coloro che ne avevano bisogno. Questa condizione ha ovviamente aumentato l’interesse dei ricercatori nel tentativo di comprendere se questo nuovo modo di occuparsi di salute mentale risultava efficace quanto il precedente».
Interventi in aggiunta alle cure ordinarie, non in sostituzione
Anche le app per la salute mentale si stanno diffondendo online: negli store degli Stati Uniti ne circolano 20mila e molte delle più popolari hanno milioni di utenti. Ma quale affidabilità offrono queste soluzioni, da un punto di vista scientifico? «È necessario fare alcune distinzioni su quello che chiamiamo e-mental health. Da diversi anni sono uscite o sono in studio delle applicazioni estremamente interessanti sulle abitudini di vita che possono avere un effetto benefico sulla qualità dell’esistenza di tutti e in particolare di soggetti con caratteristiche specifiche. Per esempio, esistono diverse applicazioni si occupano dell’igiene del sonno con enormi benefici perché forniscono consigli estremamente utili per addormentarsi meglio, per evitare situazioni che possano disturbare gli abituali cicli del sonno. È importante ricordare che non possono essere considerati interventi efficaci a curare l’insonnia. Sono cioè applicazioni utili per la qualità di vita ma non sono dei “medical device” ossia quei dispositivi che da soli o in combinazione possono essere utilizzati a scopo diagnostico, terapeutico, di controllo o per l’attenuazione di un malattia. Ciò non toglie che alcune applicazioni possano aiutare molte persone a ridurre i livelli di stress e in coloro che soffrono di una patologia ansiosa o depressiva un utilizzo costante possa contribuire a mantenere il benessere. Ciò vale anche per quelle applicazioni che ci aiutano a mantenerci in forma con regolare attività fisica che, come è stato osservato in numerose ricerche, possiede un effetto rilevante nel mantenere uno stato di benessere in soggetti sofferenti di patologie psichiche come ansia e depressione. In sintesi, queste applicazioni sono interventi che possono aggiungersi alle ordinarie cure ma non sostituirle».
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