Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, spiega dove finiranno le risorse del Pnrr: potenziamento delle strutture territoriali, massiccio ricorso alla tecnologia, lavoro di squadra attorno al paziente. E più prevenzione.
Conversazione di Start Magazine con Pierpaolo Sileri, chirurgo e accademico italiano, dal 1º marzo 2021 sottosegretario di Stato al ministero della Salute nel governo Draghi e in precedenza, per due anni, vice ministro sempre allo stesso dicastero nel secondo governo Conte.
Il Covid-19 ha portato alla luce troppe inefficienze del Sistema sanitario italiano. Cosa ci ha insegnato questa pandemia?
Secondo la Fondazione Gimbe, fra tagli e minori entrate, il Sistema sanitario nazionale ha perso negli ultimi dieci anni (2010-2019) 37 miliardi di euro. Una cifra non da poco, le cui conseguenze hanno inciso sulla nostra risposta alla pandemia. Quali sono i programmi del governo per ri-finanziare il sistema sanitario?
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) destina al settore salute 18,5 miliardi. Rappresenta dunque una grande opportunità per fare quei cambiamenti necessari al nostro sistema sanitario nazionale. Per la missione prevista dal PNRR, chiamata “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”, si prevede una spesa di 7 miliardi di euro. Poi ci sono circa 4 miliardi di euro per le case della salute, 2 miliardi per gli ospedali comunitari e 1 miliardo di euro per l’assistenza domiciliare.
Quali sono le riforme sulla sanità in programma nel Piano nazionale di ripresa e resilienza?
Si parte dalla “cura a domicilio” (homecare) che verrà potenziata in considerazione del fatto che interessa ben 282mila persone e operatori. Si creeranno quindi 575 centri per l’assistenza a domicilio, con apparecchi tecnologici per gli operatori, tecnologie di telemedicina per i pazienti e per le soluzioni digitali delle ASL che vi si connettono. Si proseguirà con l’istituzione di 2.575 case della salute comunitarie aperte tutto il giorno, dove consultare il medico generico e un infermiere, dove ci si reca per un malessere o un piccolo incidente, per programmare un test. Le case si occupano anche delle malattie croniche, con percorsi condivisi e sorvegliati. Sono tecnologicamente strutturate e dotate delle adeguate competenze per stare sul territorio, producendo servizi migliori, più efficienti e meno costosi rispetto alla concentrazione nelle cure ospedaliere e assimilate. Infine, si prevede la creazione di 753 ospedali comunitari tesi a ridurre i ricoveri nell’ospedale generale, con sostegno infermieristico e di assistenza medica continua, per le persone che provengono dalle RSA, dalla loro abitazione o sono da poco dimessi da un ospedale di tipo generale ma necessitano ancora di cure. Sono una struttura intermedia tra l’assistenza domiciliare integrata (ADI) e l’ospedale, e non sono una novità.