In occasione della Giornata Mondiale del Cuore 2021, sono stati presentati i risultati di una nuova ricerca sulla relazione tra medici e pazienti con rischio cardiovascolare. La ricerca, basata sui dati Real World, ha messo a confronto il periodo pre e post Covid, evidenziando le criticità e sottolineando il ruolo strategico del web nel mantenere il contatto tra medico e paziente, nella diffusione di informazioni e nella sensibilizzazione a un corretto stile di vita e controllo. In base alle osservazioni effettuate, il 63% dei medici si è detto propenso alla ricerca di più ampie e nuove forme di connessione con i pazienti, al fine di rendere più costante il contatto e maggiormente agile la fruibilità delle informazioni.
Il cuore degli italiani è sempre più a rischio: le malattie cardiovascolari restano ancora la prima causa di morte in Italia, causando il 34,8% di tutti i decessi (31,7% negli uomini e 37,7% nelle donne), nonostante ciò, prevenzione, accesso alle cure e aderenza al trattamento rimangono disattesi e l’impatto del Covid-19 ha ulteriormente peggiorato lo stato dell’arte. In occasione della Giornata mondiale del Cuore 2021, Sanofi con Iqvia, e in collaborazione con la Fondazione Italiana per il Cuore ha realizzato una nuova ricerca basata sui dati di Real World per analizzare le criticità emerse e una survey condotta su un panel di cardiologi, internisti, diabetologi e medici di medicina generale. Dopo aver registrato il senso di isolamento e le paure di pazienti e caregiver durante il primo lockdown (“Il cuore batte nel web”: studio sulle discussioni di pazienti e caregiver sul web durante i mesi del lockdown), Sanofi rinnova il proprio impegno nell’ascolto delle esigenze in ambito cardiovascolare proseguendo quest’anno con un’analisi puntuale dell’impatto del Covid-19 su nuove diagnosi, gestione e terapie con l’obiettivo di identificare le strategie ottimali per garantire prevenzione, accesso e continuità di cura. “Il messaggio che lanciamo quest’anno in occasione della Giornata mondiale ribadisce l’importanza di sensibilizzare il cittadino e il paziente a prendere a cuore la propria salute cardiovascolare e a contribuirvi in modo attivo. Da qui il senso della campagna ‘Usa il Cuore per restare connesso con il tuo Cuore’, un invito a fare scelte di vita salutari, a tenere monitorati i propri valori e a mantenere costante la relazione con il proprio medico. Questa ulteriore indagine ci permette di ribadire l’esigenza di trovare nuovi modelli di presa in carico affinché, anche in situazioni di emergenza come quella che abbiamo vissuto, ciascun paziente possa conservare un rapporto continuativo di dialogo e di fiducia con il proprio medico, anche e soprattutto da remoto”, ha evidenziato Emanuela Folco, Presidente Fondazione Italiana per il Cuore. “L’emergenza sanitaria ha avuto un impatto significativo non solo per le conseguenze dirette della pandemia come infezioni e ricoveri, nuove ondate di contagi, ma anche – e soprattutto – per gli effetti indiretti che hanno coinvolto tutti gli altri pazienti, provocando ritardi di diagnosi, mancato accesso alle cure e discontinuità dei trattamenti. Aumento delle liste di attesa e casi più gravi e complessi sono le conseguenze prospettate per i prossimi mesi.
Abbiamo fotografato la situazione nel nostro Paese circa l’accesso alle cure, le nuove diagnosi e l’aderenza alla terapia, mettendo a confronto il periodo pre e post Covid attraverso un’analisi dei dati Real World e interviste a un campione di specialisti e medici di medicina generale”, ha commentato Isabella Cecchini, Direttrice Dipartimento Ricerche di Mercato di Iqvia. Lo studio si è focalizzato sui pazienti affetti da dislipidemia (in particolare, ipercolesterolemia) e malattie ischemiche del cuore (quali malattie coronariche aterosclerotiche) – due patologie ad alta prevalenza che colpiscono rispettivamente 8,8 M e 2,3 M di pazienti in Italia – confrontando il periodo post-pandemia (febbraio 2020-giugno 2021) con il trend storico del 2019. Dopo la drammatica contrazione registrata durante il primo lockdown, l’analisi ha mostrato un parziale recupero dei ritardi diagnostici a partire dalla seconda metà del 2020, e in misura maggiore nel primo semestre del 2021, mentre rimane un gap significativo nell’accesso alle visite specialistiche, per le prime visite ma soprattutto per visite di controllo, e una riduzione dell’aderenza terapeutica causata anche dalla difficoltà nel mantenere un contatto costante tra medico e paziente.
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