Articolo di Antonio Pescapè su Il Mattino
Nell’agosto del 2016 in Giappone, presso l’Institute of Medical Science della University of Tokyo, un supercomputer è stato in grado – analizzando migliaia di mutazioni genetiche di una paziente sessantenne – di diagnosticare una rarissima forma di leucemia precedentemente scambiata per un’altra patologia. I medici sarebbero arrivati alla stessa diagnosi in qualche settimana, tempi compatibili con le capacità di analisi e di sintesi proprie dell’essere umano. Il sistema ci è arrivato in soli 10 minuti. E nel caso delle leucemie il tempo è un fattore cruciale. Ma come è stato possibile? Cosa ha reso possibile una così drastica riduzione dei tempi per arrivare ad una diagnosi così difficile?
Il sistema giapponese si basa sulla piattaforma Watson, addestrato dai ricercatori e dai medici giapponesi con quantità enormi (disumane) di informazioni, raccolte tra articoli scientifici e data set oncologici relativi alla leucemia e provenienti da tutto il mondo. Watson è solo uno degli esempi più noti ad oggi di sistemi informatici che sono in grado di raggiungere risultati fino a qualche anno fa inimmaginabili, grazie ad un potente mix di capacità di calcolo e di memorizzazione fornite dalle moderne piattaforme cloud da un lato, ed intelligenza artificiale dall’altro.
Stiamo parlando quindi di Cloud Computing, Big Data ed Intelligenza Artificiale. Le stesse tecnologie che hanno permesso ai ricercatori del Medical Research Council di Londra di prevedere con un anno di anticipo gli effetti dell’ipertensione polmonare, e quindi di personalizzare proattivamente le cure che vanno da terapie farmacologiche sino al trapianto del polmone. Le stesse tecnologie che nel caso della retinopatia diabetica o nel caso di melanoma, lavorando su un numero elevatissimo di immagini, hanno permesso di arrivare a diagnosi di accuratezza pari o superiore a quelle fatte da medici. Come i sistemi intelligenti che i ricercatori dell’Università di Nottingham hanno addestrato con dati di migliaia di pazienti e sono oggi in grado di predire un attacco di cuore, anche in questo caso, con un’accuratezza anche superiore a quella di un medico. L’integrazione tra tecnologia e medicina ed il massivo utilizzo di tecnologie ICT (Information and Communication Technologies) permetteranno di ridurre i tempi di azione e di fare cose che prima non riuscivamo o potevamo fare. Ma soprattutto di mettere in campo terapie personalizzate. Ma chi fornirà queste terapie? continua a leggere