La piattaforma nata dalla spinta innovativa di un “medico missionario” oggi è una risorsa per 14 Paesi. Ha all’attivo più di 10mila teleconsulti afferenti a 21 branche specialistiche. E viene richiesta anche in ambiti commerciali. Ma serve uno slancio in grande stile: “Cerchiamo un main sponsor”. Il racconto del fondatore.
Articolo di Michelangelo Bartolo su Agenda Digitale
La telemedicina costruisce ponti in un mondo che costruisce sempre più muri. Lo dimostra Global Health Telemedicine, piattaforma “made in Italy” di Sanità digitale progettata per le cure nei Paesi in via di sviluppo, ma la cui tecnologia ha oggi un forte impatto anche in Occidente. Ecco come come funziona e i vantaggi che può portare anche in altri settori. La sfida in atto e l’apertura a nuovi scommettitori.
Da quasi 20 anni compio missioni in diversi paesi dell’Africa sub-Sahariana per aprire e sostenere centri sanitari DREAM della Comunità di Sant’Egidio dedicati prevalentemente, ma non solo, alla prevenzione dell’HIV e delle tante patologie croniche e acute.
Ed è proprio in Africa che iniziai a muovere i miei primi passi nel mondo della telemedicina. Mi occupai fin dall’inizio dell’informatizzazione dei centri sanitari e mi cimentai particolarmente alla realizzazione di un servizio di teleconsulto multidisciplinare.