A Milano ‘Frontieres for Interaction’, esperti a confronto su digitale e innovazione ‘health’
articolo di Focus.it
Non solo farmaci, ma anche App. In un futuro non troppo lontano le ricette mediche potrebbero contenere accanto ai rimedi ‘tradizionali’ anche applicazioni per smartphone e tablet. Non è uno scenario così remoto, visto che anche in Italia alcuni camici bianchi già ne consigliano l’utilizzo per monitorare alcuni parametri di salute e benessere. Quello che manca nel Belpaese è un quadro normativo per i nuovi device sviluppati per uso medico. Il tema è stato affrontato da Eugenio Santoro, direttore del Laboratorio di informatica medica dell’Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, durante un workshop sulle App e i social media per la promozione della salute.
L’esperto è intervenuto a ‘Frontiers of Interaction‘, appuntamento internazionale con l’innovazione digitale in programma oggi e domani al Vodafone Village del capoluogo lombardo. Il summit quest’anno si occupa per la prima volta anche dell’ambito ‘Health’.
“Occorre distinguere tra le App che hanno a che fare con la promozione della salute e la prevenzione delle malattie, e quelle che permettono di raccogliere e gestire i dati clinici – spiega Santoro all’AdnKronos Salute – Nel primo caso si tratta di un invito a modificare gli stili di vita senza presupporre alcun genere di medicalizzazione. Perciò sarebbe inutile un’ipotetica certificazione dell’applicazione”. Il problema sorge con i programmi che registrano dati sensibili delle persone, magari attraverso tecnologie indossabili. “In questo caso uno dei rischi è che i dati raccolti non siano veritieri. Ad oggi non è richiesta alcuna certificazione e validazione di device e applicazioni”. In altre parole orologi, braccialetti e sensori vari non devono superare alcun controllo, come invece accade con tutti i dispositivi medici, a partire dal ‘banale’ termometro.
“Attualmente in Italia c’è scarsa consapevolezza: si lanciano applicazioni senza chiedersi se sono validate e servono veramente”, continua Santoro. Per evitare che l’uso di App si riduca a una semplice moda, occorrerebbe “riuscire a introdurle in un percorso assistenziale, a patto che si dimostri che sono efficaci nel ridurre il rischio o le malattie”, precisa l’esperto del Mario Negri. continua a leggere