È un sintetizzatore vocale, potrà aiutare i pazienti che non parlano a causa di una malattia neurologica. Traduce in frasi i segnali elettrici che i neuroni generano per muovere labbra, lingua e corde vocali. L’invenzione degli scienziati americani descritta su Nature.
Articolo di Elena Dusi su Repubblica.it
La voce, in questo caso, non viene dal cuore, ma direttamente dal cervello. Per ridare la parola a chi è rimasto paralizzato, oggi con fatica si leggono i movimenti delle pupille o si catturano le più flebili contrazioni dei muscoli facciali. La velocità, quando va bene, raggiunge le 10 parole al minuto. In una persona normale sono 150. Uno Stephen Hawking del futuro potrebbe invece usare lo strumento descritto oggi su Nature: un apparecchio che raccoglie i “sussurri” del cervello. Non si parla di lettura del pensiero: siamo ben lontani. Ma di sensori che captano gli impulsi elettrici che il cervello produce quando mette in moto l’apparato fonatorio. Sono i comandi che articolano i muscoli di labbra, mandibola, lingua e laringe. Vengono prodotti nella testa anche quando una paralisi impedisce il movimento effettivo della bocca. I ricercatori dell’università della California a San Francisco li hanno registrati e hanno costruito il primo sintetizzatore vocale capace di raccogliere direttamente la “voce” dei neuroni, trasformandola in suono.