Potrà l’Intelligenza artificiale venire a capo della “teoria del significato”, sulla quale l’uomo si interroga da oltre duemila anni? Non ci sono riusciti i filosofi e neanche i linguisti. Con l’avvento dell’IA, tocca agli informatici misurarsi con questo tema. E chissà, magari saranno le macchine a risolvere il puzzle.
Articolo di Guido Vetere su Agenda Digitale
Qual è il significato di significato? La domanda attanaglia i filosofi da oltre duemila anni e nessuno, neanche i linguisti, è riuscito a venirne a capo. Ecco perché, se due chatbot iniziassero a parlare tra loro in una lingua inventata e semanticamente pregnante, il timore di scenari distopici sarebbe almeno compensato dalla soddisfazione di aver compreso un po’ di più i meccanismi cognitivi che noi stessi utilizziamo per comprendere il mondo.
Sì, perché anche io stesso, nel momento in cui sto scrivendo queste parole, lo faccio perché sono sicuro che voi le comprenderete. Ma se dovessi giustificare questa mia certezza, mi troverei in serio imbarazzo. In realtà, nessuno può fornire una spiegazione scientifica del perché voi state capendo ciò che scrivo. E non è neanche chiaro cosa si debba esattamente intendere per comprensione, cioè quale sia il significato di “significato”, per dirla con un classico libro sull’argomento (Ogden e Richard, Il significato del significato, trad. it. 1966). Insomma, così come Sant’Agostino sapeva cos’era il tempo finché non glielo chiedevano, sappiamo cos’è il significato tranne quando dobbiamo spiegarlo. Eppure, certi venditori di Intelligenza Artificiale amano dire: “le nostre macchine capiscono il linguaggio come gli esseri umani”. Come possono esserne tanto sicuri?