Articolo di Anna Romano su Scienza in Rete
Negli ultimi mesi l’FDA, l’ente statunitense che regolamenta i prodotti alimentari e farmaceutici, ha dato la sua approvazione a due app: BlueStar, per la gestione del diabete, e Reset, per il trattamento delle dipendenze da sostanze d’abuso. Quest’ultima, in particolare, ha caratteristiche che la portano a dover essere prescritta, proprio come si fa con un farmaco. Significa che, sebbene chiunque la possa scaricare dallo Store, solo chi ha un codice a barre fornito dal medico può usufruirne. Non solo: è la prima a proporre non tanto una gestione della malattia (come fa ad esempio BlueStar) quanto un trattamento che ha l’obiettivo di modificare il comportamento dei pazienti. E lo fa in digitale, trasferendo su uno smartphone ciò che di norma prevede un rapporto faccia a faccia con il medico. È, in un certo senso, essa stessa una parte del trattamento.
La novità non è di poco conto. Cosa comporteranno “le app in farmacia” per l’efficacia, la sicurezza e – dicamo così – l’umanizzazione delle cure? Lo abbiamo chiesto a Francesco Gabbrielli, responsabile del Centro Nazionale Telemedicina e Nuove Tecniche Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità. continua a leggere