Il meglio lo vediamo in Danimarca, e subito dopo in Svezia, Inghilterra ed Estonia. Sono i paesi ai primi posti della classifica redatta da Iqvia, società specializzata in analisi avanzate, soluzioni tecnologiche e servizi di ricerca clinica per il settore delle scienze della vita con circa 82.000 dipendenti sparsi per il mondo, che ha redatto “Switching On the Lights, Benchmarking digital health systems across Emea“, un report sulla sanità digitale in Europa. In questa classifica l’Italia si trova in fondo al gruppo dell’Europa occidentale con la Spagna ma molto peggio fanno Svizzera e Irlanda.
Secondo Roberto Viola della Commissione europea senza l’integrazione e l’interoperabilità dei dati non si potranno fornire servizi di assistenza adeguati. La ministra Maria Cristina Messa punta a inserire la digital health come specializzazione di studio universitario
Il digitale è ormai parte integrante della sanità e della cura delle persone e, dopo le potenzialità dimostrare durante la pandemia, potrà trasformare il nostro sistema sanitario in un’offerta centrata sul benessere della persona. Il Pnrr metterà a disposizione risorse importanti per questa transizione digitale ma condizioni imprescindibili sono la creazione della cartella clinica elettronica unificata, la formazione di competenze nel personale sanitario e la capacità di analizzare i dati – nel rispetto della privacy – tramite tecnologie di intelligenza artificiale. È quanto emerso durante il convegno “Salute domani. Telemedicina, competenze digitali, intelligenza artificiale” temutosi nella Sala Capitolare del Senato.