La scrittura offre diversi vantaggi: si scambiano informazioni con altri pazienti, si può scegliere l’anonimato, il testo si può modificare e una volta pubblicato rimane in rete per sempre. Il rischio è di “essere travolti dalle emozioni”
Articolo di Irma D’Aria su La Repubblica
Bastano venti minuti di scrittura ogni giorno per vedere con occhi nuovi e accettare meglio il tumore. Mettere nero su bianco le proprie esperienze e condividerle con gli altri (spesso sconosciuti) può avere un effetto terapeutico. A dirlo sono numerosi studi tra cui quello realizzato presso il Lombardi Comprehensive Cancer Center dell’Ospedale di Georgetown e pubblicato sulla rivista Oncology. La ricerca ha analizzato gli effetti fisici e psicologici della scrittura espressiva su un gruppo di pazienti oncologici. Il 49% dei partecipanti ha dichiarato che dopo l’esercizio di scrittura aveva modificato completamente il modo in cui pensava alla malattia mentre il 35% aveva cambiato le emozioni che provava rispetto al tumore che lo colpiva. Per alcuni questa esperienza è stata anche di stimolo a modificare il proprio modo di vivere la malattia cercando di non rinunciare ad una qualità della vita soddisfacente, nonostante tutto.
Voglia di condividere
Ma cosa spinge una persona colpita dal cancro a raccontare ad un pubblico potenzialmente infinito i fatti propri? “Le motivazioni sono plurime. In primo luogo, c’è la voglia di condividere la propria esperienza piuttosto che tenerla per sé o per l’area ristretta di amici e parenti”, spiega Paolo Gritti, presidente della Società Italiana di Psico-oncologia (SIPO). “Anzi, proprio il fatto di rivolgersi ad utenti anonimi spesso facilita la condivisione di emozioni che non si avrebbe magari il coraggio di svelare a chi ci sta più vicino”. E poi i blog ha il grande vantaggio dell’immediatezza. “La scrittura online intercetta il bisogno immediato di ricostruzione del vissuto e in particolare nel caso del cancro perché è un evento che arriva inaspettatamente, invade e sconvolge la vita delle persone”, aggiunge Lucia Caligiani, psicoterapeuta e coordinatore regionale di psico-oncologia presso la Asl 10 di Firenze. “Con il blog c’è un accesso immediato al bisogno di narrare a qualcun altro che dà a chi scrive una sensazione altrettanto immediata di liberazione. Dal punto di vista psico-analitico, è che come avere un seno sempre pronto al soddisfacimento del bisogno di narrare”, prosegue l’esperta.
L’anonimato rende liberi
Rispetto al parlato, la scrittura offre alcuni vantaggi. In primo luogo, c’è più tempo per riflettere e si può modificare una frase scritta senza alcun problema, si può scegliere l’anonimato e poi è qualcosa che resta lì, nella rete, e può essere letta in qualsiasi momento, anche a distanza di anni. Insomma, sfogarsi sulla tastiera rende tutti più liberi e senza filtri perché dall’altra parte non ci sono occhi che ci guardano ma persone che neppure vediamo e che non conosciamo. Non a caso, molti dei “blogger cancer” scelgono un nickname. continua a leggere