I medici imparano a dialogare con i malati grazie alla tecnologia. Ogni loro scelta determina una precisa risposta che mira a riprodurre gli stati d’animo degli umani.
Articolo di Maria Teresa Bradascio su Repubblica.it
Un’espressione del volto, un cambiamento nel modo di respirare, un silenzio prolungato: la comunicazione non verbale è in grado di veicolare una miriade di messaggi. Che non devono essere sottovalutati o ignorati se davvero vogliamo comprendere il nostro interlocutore. E, soprattutto, se vogliamo conoscere le sue emozioni. Una capacità che acquista un’importanza particolare nella relazione medico-paziente. Imparare a riconoscere le emozioni, in particolar modo quelle “nascoste” e “trattenute”, permette infatti di gestire al meglio la comunicazione con il paziente. È l’idea centrale che ha portato alla costruzione di un avatar digitale interattivo che mette in scena il ruolo delle emozioni del paziente e con cui il medico ha la possibilità di interfacciarsi in real time per studiare un caso clinico. Un tipo di didattica esperienziale presentata a Milano in occasione del MeMO – Merck Oncology Meeting Emotional Experience – una due giorni (22-23 marzo) dedicata ai progressi scientifici in ambito oncologico, con particolare attenzione ai tumori del colon retto, della testa e del collo. Continua a leggere